


Storia del Movimento
Scopri la storia del Movimento Cursillos di Cristianità. Conoscine le origini e la missione
CAPITOLO 1
Prologo
Mentre l'aereo si alzava nel cielo e la terra si allontanava rapidamente sotto di me, chiusi gli occhi e ripensai ai giorni trascorsi nell'isola di Mallorca. Cosa sarebbe rimasto nel mio cuore e nella mia mente di quell’esperienza? E quale futuro attendeva i Cursillos di Cristianità, quest'opera dello Spirito Santo?
Insieme a tanti cursillisti provenienti da ogni parte del mondo, ero giunto in quel meraviglioso angolo del Mediterraneo con l'animo di un pellegrino, desideroso di abbeverarsi alle origini della sua storia. Volevo vedere e toccare con mano i luoghi in cui tutto era cominciato.
Nei giorni precedenti, trascorsi a Madrid, avevo provato una profonda amarezza nel constatare quanto la società spagnola si fosse allontanata dalle sue radici cristiane. Ovunque avevo incontrato indifferenza, talvolta persino avversione, verso tutto ciò che riguardava la Fede e la Chiesa.
A Mallorca, invece, mi accolse l'amicizia, con il volto sorridente di una sorella cursillista venuta a prendermi all’aeroporto: un sorriso luminoso, uno stile di guida spericolato e un entusiasmo contagioso…
Sono stato benedetto: dodici anni fa, il Signore mi ha fatto conoscere i Cursillos, e lì ho potuto ascoltare dalla viva voce di Eduardo particolari inediti sulla nascita e l’evoluzione del Movimento. Ho potuto conoscere le sue riflessioni, spesso incisive, sulle diverse forme che i Cursillos hanno assunto nel mondo nel corso degli anni.
Tuttavia, non posso ignorare le polemiche che, soprattutto in Spagna, hanno messo in discussione le origini dei Cursillos. C'è chi tende a minimizzare il ruolo di Eduardo, proponendo invece l'idea di una paternità collettiva con un'importante influenza della gerarchia ecclesiastica. Negli anni, Eduardo non ha mai cercato di mettersi al centro dell'attenzione o di attribuirsi alcun merito. La sua umiltà e discrezione lo hanno sempre contraddistinto. A differenza di molti altri fondatori, la sua figura non ha mai limitato o condizionato le azioni del Movimento.
Da queste riflessioni e dalle sollecitazioni di tanti fratelli è nata l’idea di proporre ai cursillisti italiani un documento che, attraverso testimonianze storiche, scritti e ricordi personali, tracci un ritratto autentico dei Cursillos di Cristianità. Ho attinto alla testimonianza di Eduardo, ai libri di Francisco Forteza ed Eduardo Suarez, e ai miei ricordi di bambino cresciuto nella Spagna franchista.
Il contesto storico
“Viva Franco! Arriba España!” Con queste parole, la Radio nazionale spagnola chiudeva ogni sera le sue trasmissioni. Ero un bambino negli anni '40, ma certi suoni, immagini e sensazioni ti rimangono impressi per tutta la vita. Ricordo di aver ascoltato quelle frasi nel dormiveglia, mentre mio padre cercava invano di sintonizzarsi su gracchianti emittenti italiane.
La Spagna era da poco uscita da una devastante guerra civile, un conflitto che aveva lasciato ferite profonde. Da entrambe le parti erano state compiute atrocità inimmaginabili: bastava avere un Crocifisso in casa per condannare un’intera famiglia a una "passeggiata" che terminava tragicamente con un’esecuzione sommaria davanti a un muro.
Nei dintorni di Madrid, ricordo di aver visto una statua di Cristo crivellata di pallottole: avevano persino inscenato una "fucilazione" di Gesù. Migliaia di sacerdoti e religiosi erano stati uccisi e torturati senza processo, vittime di un anticlericalismo brutale.
Nelle zone "rosse", dove la Chiesa aveva pagato il prezzo più alto, il dopoguerra divenne un periodo di rivalsa. Il ricordo dei martiri alimentava il desiderio di riscatto, dando vita a grandi manifestazioni religiose pubbliche. Al contrario, nelle aree sotto controllo franchista fin dall'inizio, dove non si erano verificate persecuzioni, i cattolici adottarono un atteggiamento più discreto, forse ancora segnati dai ricordi di atti vessatori contro i repubblicani.
In tutta la Spagna, tuttavia, si respirava un diffuso sentimento anticlericale, soprattutto tra la classe media e operaia delle aree urbane, che associava la Chiesa a un potere oppressivo. Questo sentimento era amplificato dal sostegno incondizionato che il regime franchista aveva offerto alla Chiesa.
In quel contesto, i giovani cattolici di estrazione aristocratica, spesso educati in esclusivi collegi religiosi legati a potenti associazioni come l’Opus Dei, erano destinati a ricoprire ruoli di rilevanza sociale. D’altra parte, i giovani delle classi medie e popolari, specialmente nelle aree rurali, gravitavano intorno alle parrocchie e formavano la base dell’Azione Cattolica. Tuttavia, mancava una vera comunicazione tra il cattolicesimo colto e aristocratico e il cattolicesimo popolare e parrocchiale, più legato alle associazioni di massa.
L’Azione Cattolica era guidata da un uomo straordinario, Manuel Aparici, che già prima della guerra civile aveva concepito l’idea di un grande pellegrinaggio giovanile a Santiago de Compostela, come risposta ai raduni organizzati dalla sinistra. Purtroppo, l’inizio della guerra civile lo costrinse ad accantonare il progetto.
Stranamente, anche dopo il conflitto, il pellegrinaggio giovanile a Santiago continuava ad avere una forte connotazione politica: un segnale rivolto alla "Falange", il movimento fascista spagnolo che si proclamava cattolico.
A questo punto, è importante fare una precisazione: Francisco Franco, “El Caudillo”, proveniva dall’area monarchica, non fascista. La "Falange" era guidata da José Antonio Primo de Rivera, giustiziato dai repubblicani senza che Franco, secondo molti, facesse molto per impedirlo. Durante il regime franchista, la "Falange" fu tollerata ma mai pienamente appoggiata, e con il tempo la sua influenza diminuì considerevolmente, pur rimanendo attiva con manifestazioni e campi giovanili.
Per rilanciare l’idea del grande pellegrinaggio giovanile a Santiago, Manuel Aparici aveva bisogno di un progetto ambizioso e di uomini preparati. Fu allora che all’orizzonte della nostra storia comparve la figura di Eduardo Bonnin Aguiló...